Si, ma quante volte ti avranno detto "Abbi pazienza" o "Forza e coraggio"?
Perché, poi? Perché starli a sentire, perché non pensano alle loro di vite invece di intromettersi nella tua?
Lei balla coi suoi fianchi sinuosi a mezzo metro dal tuo naso, una quinta di seno, la fronte imperlata di sudore e la maglietta che crea quel simpatico effetto vedo-non vedo e che ti fa desiderare di portartela a letto.
Balla su un tavolo nero, probabilmente acquistato all'IKEA, di quelli da quattro soldi che visti in negozio sembrano bellissimi e una volta arrivato a casa e devi montarli si rivelano delle scatole da imballaggio. Per giunta della peggiore specie.
Balla ancheggiando, ai piedi un tacco dodici che prosegue con dei pantaloni neri, aderenti. Forse invisibili, nella tua mente.
E il coglione, quello alla tua destra, continua a tenere il braccio poggiato sulla tua spalla, puzza di alcol e non ha mai bevuto un goccio in vita sua. Gli fa schifo dice sempre, e stasera ha invece pensato bene di disinibirsi, di disintegrare il muro dell'ignoranza dietro cui si era nascosto per così tanti anni.
Vicino a lei, vicino a quella che il tuo amico continua a chiamare "La cavalla bianca", balla un'altra ragazza, avrà sui vent'anni o poco più. Ma tanto che t'importa? Hai occhi soltanto per lei, per il suo seno, le braccia che si snodano nell'aria alla ricerca di non si sa cosa e i piedi saldi sul tavolo. Altro che tre metri sopra il cielo, altro che amore platonico, nella tua mente si affollano pensieri orgiastici, degni atteggiamenti di un antico romano. Di quelli da serie tv però.
Un tonfo. Poi il silenzio. Quella, quella di cui non ti eri minimamente curato fino a quel momento, tracima giù dal tavolo, sbatte col mento sul pavimento e il sangue inizia ad inondare la stanza. A prima vista sembra frutto del make-up di Tom Savini, uno zombie risvegliatosi prima del previsto.
E a te di lei non frega niente, continui a guardare l'altra, sorseggi il tuo buon bicchiere di vodka con ghiaccio, c'hai anche fatto aggiungere una scorza di limone, giusto per stemperare il sapore secco della Madre Russia, ma lei non ti rivolge minimante lo sguardo.
Pensa alla sua amica che è appena volata giù dal tavolo, guarda il sangue che imbratta le mattonelle di ceramica, il silenzio degli astanti, il barman fermo e le luci soffuse. Magari per un attimo pensa anche di guardare fuori dalla finestra, per vedere se tra quelli che erano fuori qualcuno se n'è accorto.
Ma fuori non c'è nessuno, tutti dentro, guardano tutti lei, ferma lì.
Alla fine sei tu ad alzarti, le sfiori la coscia destra e ti incammini verso l'uscita. La vodka è quasi finita, ma non hai voglia di farti riempire il bicchiere per l'ennesima volta. Dal balcone si vedono i Navigli, per una mezza serata ti eri anche dimenticato di essere relegato qui, ma è tornato tutto alla normalità.
Quando tutti escono la donna, la bianca musa dei tuoi sogni erotici, rimane dentro seduta al divano, sono le quattro del mattino, Morfeo lo ricordi soltanto perché veniva nominato sull'antologia alle scuole medie e il coraggio è quello che scorre nelle vene di un leone. Non nelle tue. Stai fermo. Il tuo altro io comincia ad inveire, ti dice di muoverti, di non essere ingenuo. È la tua unica occasione con una come quella. Niente da fare, immobile la guardi da dietro la finestra.
Infine esce il tuo amico, quello che non aveva mai bevuto prima d'ora in vita sua, ti poggia la mano sulla spalla e insieme guardate verso di lei per una frazione di secondo lunga un giorno intero e lui ti sussurra "Dai, dobbiamo andarcene. Forza e coraggio, quella non fa proprio al caso tuo, meglio lasciar perdere".
Vorresti rispondergli, maledirlo, pestarlo, invece annuisci. Per l'ennesima volta.
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