Situazioni quotidiane. Settimanalmente. Forse.
-Anche stanotte ho sognato l'ennesima notifica di Facebook in cui venivo informato della morte di mio zio. Indefinito, credo, onestamente non lo ricordo.
Devo rassegnarmi all'idea che prima o poi si arriverà anche a questo.
-Il vecchio cammina per strada, regge il bastone con fare sicuro, mi guarda (io sono poggiato sulla porta) e poi esclama, quasi parlando con sé stesso, "è da scemi fumare, guarda come mi sono ridotto io, la nicotina mi è andata alle gambe e ora non cammino bene". Poi estrae un pacchetto di Pall Mall Blu dal taschino, prende una sigaretta e l'accende, allontanandosi. Almeno ha buon gusto.
-Sale sull'autobus, un metro e quarantacinque per cento chili circa, giaccone verde spento e sciarpa di flanella al collo, mi guarda, mi sorride per un attimo e poi con fare cagnesco mi dice "Arabo di merda", mi sorride nuovamente e si gira di spalle.
Io scendo due fermate dopo, lei rimane sul pullman a guardarmi.
-"Tu ti atteggi a duro. Hai i tatuaggi, strani, deformi, gli orecchini, il dente rotto, la barba lunga e i capelli a zero. Ma sostanzialmente sei buono, c'è poco da fare".
Io c'ho provato.
-"Lei suona come una sirena", ma l'originale diceva tutt'altro. Misteri dell'editoria.
Che più ci stai dietro e meno hai voglia di seguirla. Aggiungerei, sempre per rimanere in tema, "Vuoi morire a trent'anni con gli organi di un'ottantenne? Entra nel mondo dell'editoria", ma questa non fa per me. Non più di tanto.
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