29.6.10

You're fired, Mr. Potter



Guardando il trailer ho capito che:
-C'è il sosia di Terence Stamp in Superman 2 che prova a fermare il treno con una bacchetta
-Harry Potter si fa di cocaina e meth altrimenti non andrebbe contro un esercito di maghi da solo
-I draghi albini sono fighi
-Le moto volanti non si vedevano dai tempi di Rocketeer (non che in Rocketeer ce ne fossero, ma io ce l'ho sempre voluta)
-Tutto il film sarà un eterno ralenty con musiche simil epiche di sottofondo
-Non si vede Alan Rickman, non mi pare almeno


Io non sono un "fanatico" della Rowlings e della sua creatura, ma questo "Harry Potter e i doni della morte" mi sa di stronzata molto più degli altri, già il fatto che sia stato diviso in due non mi convince per niente. E poi, maledizione, perché Ralph Fiennes sembra sempre più un cazzone ogni film che passa?


Però sarà in 3D, quindi incassera trentaseimilasettecentoventiquattro miliardi di dollari ugualmente. Maledizione.
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28.6.10

Giorno quattro



E si, ci sono voluti quattro giorni per farmi un'idea concreta sul nuovo prodotto Apple.
Perché dopo il cazzeggio iniziale, dopo aver scaricato una sessantina di applicazioni trai generi più disparati e dopo aver giocato per tre ore di fila a Minigore HD sono riuscito a rendermi conto (almeno credo) di cosa funziona e cosa no.

È un iPhone gigante? Ni.
Da un lato il design è abbastanza simile, ma dall'altro l'iPad ha un enorme potenziale che il 3GS (e ancor di più il 3G) possono soltanto sognare.
I tempi di caricamento non superano mai i cinque secondi e la fluidità (anche nei casi in cui nelle recensioni sull'app store si diceva il contrario) è costante.

Cosa manca? Il supporto per Flash. È inammissibile che Jobs & Co. non si decidano ad implementarlo (ma i primi test con app esterne mi fanno ben sperare). E ancora, un'applicazione per Facebook ufficiale e non a pagamento, stessa cosa per quanto riguarda Twitter (anche se ho rimediato con Tweet Flow, gratuito e fa il suo sporco lavoro dignitosamente).

Le applicazioni.
Costano. Il giusto? Non sempre.
Se da un lato mi sta bene (oserei dire benissimo, ma in quel caso avrei preferito averlo gratis) pagare 7,99€ per acquistare Pages (funziona benissimo, con la tastiera wireless ancora meglio) dall'altro c'è un Angry Birds HD che non merita assolutamente i 3,99€ per una resa grafica più curata (la versione per iPhone costa 0,79€ e gira una meraviglia, sgrana un po', ma niente su cui non si possa passare sopra) o anche Real Football 2010, che non vale sicuramente i suoi 5,49€ per quanto sia stracolmo di squadre e quanto altro.

E i fumetti? Si leggono una meraviglia.
Finora ho usato quasi esclusivamente l'app di Comixology per via della miriade di preview e numeri zero disponibili da scaricare gratuitamente, ma a 0,79€ si trovano diversi prodotti validi sullo store, anche in italiano.

Discorso diverso per i quotidiani e i libri. iBooks funziona benissimo, peccato che i titoli in italiano si contino sulle dita di una mano. Mac Magazine fa il suo dovere, stessa cosa La Repubblica, anche se quest'ultima insieme a Panorama delude a livello qualitativo con immagini dai colori sfasati e errori di battitura quando si zooma sul singolo articolo.

Accessori.
Ho evitato la combo tastiera+dock in favore di quella tastiera+custodia per il semplice fatto che preferisco l'orientamento orizzontale a quello verticale (e perché comunque una custodia protettiva mi sembrava più sensata di un dock per reggere l'iPad, senza contare che la custodia fa anche questo).

Da avere.

-Minigore HD (i 3,99€ meglio spesi)
-Pages (a 7,99€ come dicevo prima)
-Sketchbook PRO (ancora 3,99€ e la versione per iPhone si trasforma in un giocattolo per bambini. In alternativa c'è Adobe Ideas gratuito, ma non ha lo stesso numero di pennelli e di opzioni)
-Dropbox (gratuita, per lo scambio di file tra Mac e iPad)
-Winx HD video converter (questa è per Mac, ma è gratuita e servirà parecchio)
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27.6.10

Va bene (ma anche no)



Ci poteva stare…
E invece, ringraziamo James e la magica difesa.
Che non mi aspettavo un Falklands 2, però sarebbe stata una partita più interessante. Sicuramente.
E attendiamo Messi, con ansia.

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25.6.10

[RECE] Cop Out



Premessa:
A Kevin Smith si può rinfacciare di tutto, dal fatto che sia fuori forma o che si ostini a far apparire Jason Lee (nonostante My name is Earl è tra i serial tv che più ho apprezzato) in quasi ogni suo "prodotto" o che sia un dannato nerd (perché lo è, ma questo per me non è per niente un elemento negativo), però sono veramente pochi i film da lui scritti e/o diretti che non mi sono piaciuti (solamente In cerca di Amy, se vogliamo restringere il campo).
Prima di vedere Zack and Miri make a porno, un paio di mesi fa, ero abbastanza dubbioso, convinto fosse una mezza stronzata, invece nonostante la semplicità della storia mi sono dovuto ricredere.
E, se proprio vogliamo dirla tutta, neanche questo Cop Out mi convinceva più di tanto dopo aver visto il trailer e le immagini promozionali.
Probabilmente il tutto è condizionato dal fatto che una volta che hai creato due capolavori come Clerks e Clerks 2 difficilmente riuscirai a raggiungere lo stesso livello, tuttavia questo incrocio tra 48 ore e Arma Letale riesce a funzionare in minima parte.

Trama iper-scontata:
Sono un poliziotto rude, mia moglie mi ha lasciato, il suo nuovo compagno/marito è molto più ricco di me e mia figlia, che non so per quale motivo somigli ad un topo visto che sia io che la mia ex abbiamo un aspetto più che decente, sta per sposarsi e vuole un matrimonio da sogno. E io, poliziotto rude, non posso far altro che vendere la figurina di un giocatore di baseball del valore di 80.000 dollari.
Però non tutte le ciambelle riescono col buco, mi fregano la figurina e trovo una messicana testimone di un omicidio all'interno del portabagli di un auto. Quindi, insieme al mio collega di colore (perché si sa, per far funzionare un film poliziesco/comico la coppia protagonista è sempre composta da un afro-americano e da un bianco, a volte di famiglia antisemita) iniziamo ad indagare su un trafficante di droga e siamo certi che tutto si risolverà nel modo migliore.

Ora, con una trama del genere, le possibilità che il film risulti gradevole scemano notevolmente.
Dove sta quindi il genio di Kevin Smith? Da nessuna parte.
Si, perché a scrivere la sceneggiatura sono i due Cullen (che già per il cognome meriterebbero di essere screditati) che riescono a rendere il tutto abbastanza piatto e pensano che inserire Sean William Scott che fa il cretino per dieci-quindici minuti possa far sembrare il film divertente.
Diverte, invece, l'interpretazione di Tracy Morgan, che già dopo tre minuti di film inizia a vomitare citazioni filmiche e il bello è che non è una gag, è proprio il personaggio a vivere ogni aspetto della sua quotidianità attraverso il richiamo ad un film più o meno famoso (e siccome, ogni tanto, lo faccio anche io, lo vedo come un valore aggiunto).

Consigliato? No. Sconsigliato? Neppure (anche se ci siamo vicini).
Però da Kevin Smith ti aspetti di più, molto più del solito compitino a casa.

Contenuti speciali (che fa sempre bene rivederlo):
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In Soviet Russia…



Alex Andreyev svela, con una serie di foto, il vero motivo per cui è severamente vietato fare foto all'interno della metropolitana di Mosca.














Sul suo sito c'è altro "materiale" veramente interessante.

Breve nota a margine, mi sono convertito all'helvetica, quindi niente più post formattati in arial.
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24.6.10

In brightest day



Tanti auguri Hal, altri cento di questi giorni. Almeno.
E speriamo il film non si riveli poi tanto brutto.
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22.6.10

Verde





Magno gaudio nuntio vobis, habemus trailer.


Ed è di Gondry. Con Seth Rogen. Cosa volere di più dalla vita?
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21.6.10

Paura e delirio ai Caraibi



"Nel film Depp interpreta un giornalista freelance che inizia a scrivere per un giornale ai Caraibi. Paul Kemp è un romanziere alcoolizzato e divorziato che decide di lavorare come giornalista per un giornale che sta tirando gli ultimi, prima di ritornare a casa. Nel frattempo beve litrate di rum e prova l'LSD. Dopo aver stretto amicizia con Bob Sala, Kemp finisce per rimanere invischiato nelle contorte vicende di un hotel con un PR di nome Sanderson."

"Stati Uniti d'America, 1971. Il giornalista Raoul Duke e il suo imponente avvocato, il dottor Gonzo, decidono di partire a bordo di una decappottabile rosso scuro verso la città di Las Vegas. Nel bagagliaio, mescalina, erba, allucinogeni e droghe di varia qualità…"

A questo punto vorrei sapere perché. Perché fare due film con protagonista Johnny Depp, tutti e due tratti da un libro di Hunter S. Thompson e tutti due incentrati su tematiche simili o che, comunque, fanno dell'esser "estremi" uno dei loro punti di forza?

Devo decidermi a recuperare il libro, invece.

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Walter Benjamin la sa lunga



“C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradio, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che gli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta”

(Walter Benjamin - Tesi di filosofia della storia)

Letto? Bene, ora una persona "normale" (e che non conosce né l'opera né l'artista in questione) si immaginerebbe di trovarsi di fronte ad un'immagine apocalittica, sconvolgente (chessò, stile Ancient of days di William Blake) e invece… QUI
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20.6.10

Un post sul calcio, che ogni tanto fa bene parlarne. Solo ogni tanto però.



E passi per l'esordio, che un pareggio ci può stare, però con la Nuova Zelanda no, non ci può stare per niente.
E non c'era nemmeno Jonah Lomu (un "asd" ci starebbe di diritto).
Tra l'altro, accantonando per un attimo gli All Whites, un paio di sere fa ho visto Invictus e non mi è sembrato tanto noioso come lo ha descritto la critica italiana, non sarà ai livelli delle altre produzioni di Eastwood, ma rimane comunque godibile.

Video su Jonah Lomu (metti che c'è qualcuno che non lo conosce).


«Po-po-po-po-po-po-po» come diceva la Cuccarini oggi pomeriggio su RaiUno (e qualcuno avrebbe dovuto dirle che il vero titolo della canzone è Seven nation army).


Tutto come quattro anni fa? Ne dubito, anche perché Cannavaro ha raggiunto livelli indicibili (insieme a molti altri).
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Slice



Manny Paquiao è leggero, piccolo, veloce. Oscar de la Hoya è leggermente più tecnico, più stabile sulle gambe, ma nessuno dei due potrà mai sostituire la mia stima (affetto e quanto altro) nei confronti del leone Kimbo Slice.
C'è stato un tempo in cui il "giovane" di Nassau è stato (ci tengo a precisara che ho usato il passato, onde evitare fraintendimenti) come un profeta (ogni riferimento non è puramente casuale).
E ieri (o forse è stato l'altro ieri) ho scoperto anche che è uscito un nuovo film col prode: Circle of Pain.
Così a prima vista mi sa tanto di 12 rounds o qualche altra vaccata alla John Cena, con l'unica differenza che lui non è un provolo bianco di due metri.

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19.6.10

1 9 7 7 - 2 0 7 7





Alex Varanese lo seguo da un po' e insieme a Michel Valentino è uno dei due artisti, credo il termine sia appropriato (senza stare a "sotto-categorizzare" e via discorrendo) che maggiormente riescono ad impressionarmi con le loro "creazioni". E poi, vogliamo parlare del fascino delle ucronie/distopie?

Inizia Varanese


                                                

                                                

                                                

                                                

                                                

                                                

                                                

                                                

E prosegue Michel Valentino





                                                    

                                                    

                                                    

                                                    

E potrei andare avanti per un'altra ora, ma meglio fermarsi qui.
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18.6.10

Le intermittenze della morte



Questa volta, Jose, non è andata proprio così…


(1922 - 2010)
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Un tranquillo weekend di… lettura



Nel fine settimana (dire appena trascorso non avrebbe molto senso) ho letto Afro Samurai e, al di là del fatto che la storia non mi è sembrata niente di particolare, anzi a dirla tutta Takashi Okazaki in più di un'occasione risulta illegibile con situazioni al limite del ridicolo e quello che avrebbe dovuto essere il punto di forza dell'intera storia, ossia gli scontri all'arma bianca (e non) risultano spesso fin troppo congestionati (e legnosi), c'è una cosa che non ho davvero capito, perché ci siano tutta una serie di vignette delle dimensioni di un francobollo stracolme di dettagli. 
Ora o sono io che non ci vedo più come un tempo (e ne dubito) oppure sono i giapponesi che sono destinati a conquistare il mondo nel prossimo futuro, altrimenti non me lo spiego.

Ah, letti anche i primi due numeri di Cassidy, senza voler essere rompipalle come al solito (e perché ho in mente di scriverne una recensione ogni sei numeri) dico solo che la storia, per quanto poco abbia letto, mi ha convinto e sia Di Vincenzo che la Barletta mi sono piaciuti. Pollice verso, invece, per la letterista che ha commesso diversi errori.
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16.6.10

Pubblicità progresso



Post fine a se stesso, giusto per comunicare l'aggiunta di tre link nella colonna a destra:





Vogliategli bene.
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[RECE] God of War 3



Quando vidi il trailer di Scontro tra titani (oh è inutile, finisco sempre per parlarne, in un modo o nell'altro) mi aspettavo scene epiche, combattimenti furiosi e tanta, tanta ignoranza. E c'era anche Mads Mikkelsen che già di per se è una garanzia. E invece niente, piatto, noioso e interminabile (nonostante diverse sequenze paressero girate col fast-forward costante).

Poi il mese scorso Rrobe (grazie) mi ha prestato God of War 3 (si, ho impiegato quasi un mese intero per farmi dieci ore di gioco su PS3, sono stato velocissimo per i miei standard) e c'ho trovato dentro tutto quello che mancava nel film di Leterrier (e anche qualche difetto), ma andiamo con ordine.

La storia in breve:
Sono Kratos, sono l'unico spartano dipinto di bianco e di rosso (manco fossi un tifoso del Bari o della Polonia) e devo continuare ad essere incazzato come ho fatto nei due precedenti episodi.
Perché? Perché quelli della Sony mi hanno detto che se sorrido il trucco va a farsi benedire, quindi sto col muso per tutta la storia e me la prendo un po' con tutti, fino a quando non trovo Zeus e me la prendo anche con lui, tanto per gradire.

Il sistema di gioco:
Premere L1 e quadrato con qualsiasi arma si usa è la soluzione migliore per uscire indenni (o con il minor numero di danni subiti) dalla maggior parte degli scontri. Comprendere che la schivata (invece degli stivali di Mercurio) è una cosa funzionale alla sopravvivenza contro i boss di fine livello, non ha prezzo.

Cosa c'è di positivo:
Innanzitutto la becera ignoranza che pervade l'intero gioco, per nove ore non si fa altro che ammazzare qualsiasi cosa in movimento (col senno di poi avrei potuto risparmiare la vita a quei poveri greci che si dimenavano nel tentativo di fuggire da "soldati infernali" e arpie). Poi la grafica, per quanto l'abbia giocato ad una risoluzione di 720p (e non so nemmeno se supporti i 1080 ad essere onesti) ogni cosa in movimento (e non) fa la sua porca figura, senza dimenticare che i filmati d'intermezzo in finto "real play" rendono il tutto più scorrevolo. Ah, poi c'è il mitico Cestus, l'arma all'apparenza più inutile che possa esistere e invece capace di tirarti fuori dalle situazioni più disparate.
E, infine, anche il "bestiario", che se non brilla per varietà (soldati, soldati infernali, soldati infernali scheletrici, soldati infernali scheletrici incazzati, cani a tre teste, cani a tre teste più grandi, arpie, arpie più piccole) si rifà comunque con la quantità e col numero.

Cosa c'è di negativo:
All'inizio dicevo di aver impiegato dieci ore a finirlo (a difficoltà normale) e poco più sopra che per nove ore si uccide a destra e a manca, bene la rimanente ora la si passa a risolvere enigmi basilari, saltare da una piattaforma all'altra e a cercare una data porta per raggiungere il punto "X" (qualcuno dovrebbe dirgli che sempre la Sony ha nel parco titoli Jak & Dexter, giusto per citarne uno e se la memoria non mi inganna). Poi il doppiaggio, tra Mercurio doppiato da Roberto Ceriotti/Marco Travaglio e Kratos da non so chi rasenta il ridicolo. E anche il finale, a dirla tutta, è abbastanza deludente.

In conclusione lo promuovo quasi a pieni voti (nonostante i difetti) in attesa del quarto capitolo (e di rigiocarmi i primi due in HD).
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15.6.10

Centesimi



La voglia di vivere, questo le manca.
Sussura alla quotidianità che non c'è niente da fare, a lei piace starsene in pantofole, guardare il mondo fuori dalla finestra e sperare che non venga mai a cercarla, perché sarebbe impreparata. Fortemente impreparata.
E poi, a questo punto dovrebbe domandarsi il lettore più attento, poi cosa succede?
Non succede niente, per il semplice fatto che la quotidianità è inesorabile, lei sta lì ferma, noi viviamo le nostre vite dal di fuori, in terza persona. E forse fa bene, lei, a non far altro che fumare incessantemente e accarezzarsi le ginocchia.
Se solo sapesse che lungo la strada, quella all'incrocio, ci sono miriadi di nuclei familiari che passeggiano felici all'ombra dei lungimiranti platani, che il trambusto del traffico cittadino è una sinfonia più che accettabile durante l'afa di mezzogiorno, che i film sono fatti per essere visti e non vissuti.
Se solo sapesse tutto questo, probabilmente si sarebbe già rintanata nelle profondità della terra. Lo strepitio dei ciottoli non è soltanto un rantolo di dolore, i soliloqui di un pedofilo davanti all'ennesimo bambino inerte, ignudo, non sono frutto della sua fantasia.
Quando il primo uomo, chiamiamolo Adamo per risultare più formali è pretestuosi, si è fidato del suo unico dio ha ottenuto in cambio la mortalità, una moltitudine di sofferenza e atroci dolori. Ma ha ricevuto anche il dono della vita.
E lei è ancora lì, ferma davanti a quella sua finestra, delle grate di metallo e pochi metri di giardino la separano dal mondo esterno, ma si rifiuta di collaborare, di insistere, di violentarsi mentalmente.
E fa bene, perché sono tutte menzogne, nessuno è felice, se non provvisoriamente, viviamo tutti l'un contro l'altro armati. E si muore, si muore in solitudine, non importa l'avere qualcuno accanto nel momento del trapasso, il resto spetta a noi affrontarlo.
Un altro giorno è trascorso, i libri sulla scrivania sono aumentati a dismisura, i capelli sono canuti e mille racconti di avventurieri, uomini, donne e utopie, affollano la sua mente, ma tutto ciò non ha più importanza, sigilla gli istanti in istantanee di una Polaroid e l'unica cosa che conta è divorare quel po' di anima che l'è rimasto, un istante dopo l'altro. Fino alla fine.
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Gerard Butler incontra Ken Watanabe



Ok, la musica è quella del trailer di trecento, ok, c'è anche un "samurai" che replica la scena della lancia che attraversa l'intero schermo e ce n'è anche un altro che urla (non si sa cosa) per cinque secondi di fila, ma questo proof trailer è davvero figo.


Si, onestamente mi auguro si decidano a realizzare anche il film vero e proprio.
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10.6.10

Da qualche parte bisogna pur iniziare, magari dal colore





Mentre io sto dietro ad Andrea e alle sue paranoie (giustificate, giustificatissime. L'inciso tra parentesi è una forma di tutela per la mia persona) da coerenza narrativa, il buon Antonio (detta così fa molto Antonio Albanese, ma tant'è) mi ha girato un paio di prove colore per i nostri cari masai d'oltralpe.



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8.6.10

Perché nessuno ne parla?



Va bene, avrà diretto quel pessimo adattamento del libro di Tolkien (anche se alcune idee valide c'erano eccome), però far cadere nel dimenticatoio Ralph Bakshi mi pare un enorme peccato, soprattutto per American Pop (ho postato il trailer un paio di giorni fa in uno di quei post a metà strada tra il delirante e l'inutile).
Ripercorrere in novanta minuti l'intero secolo americano, attraverso suoni, colori ed emozioni, senza scadere nel ridicolo o nel già visto (anche se  nel finale rovina un po' l'atmosfera) non è cosa da niente.
Per diversi aspetti mi ha ricordato L'approdo di Shaun Tan, anche se a differenza della graphic novel in American Pop parlano, e non poco.
Tra l'altro, sempre Bakshi, ha diretto diversi episodi dell'ultra-pop (giusto per rimanere in tema) Spider-Man degli anni '70.







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