23.3.10

Il barbiere



Quando la nave prende il largo è ormai troppo tardi per pentirsi, per ripensare agli agrumeti, agli asinelli e alle sassaiole.
«Si tratta di un viaggetto» gli hanno detto «Vai, fai la barba e torni. Roba di poco conto.»
La nave fischia e lui saluta, forse per l’ultima volta, la sua Concetta. Nessun bacio, è un uomo di quelli veri, cresciuti a pane e pallottole ripiene di onore.
Ma lei lo sa bene, è per questo che lo ama.
Quando raggiunge la sua meta, a salutarlo c’è una donna in ferro enorme quanto tutta la sua terra natia, regge in mano una fiaccola che dovrebbe dare speranza ai naviganti, a lui ricorda soltanto che è lontano da casa, che qui il mare non è né blu né, tantomeno, azzurro. Che ha un lavoro da compiere, un taglio da fare e il pensiero di una donna ad aspettarlo. Vorrebbe sciogliersi tra le sue braccia, amarla e baciarla tutto il tempo. Tutti i giorni. Ma lui è un uomo, di quelli cresciuti a sassaiole e tramonti insanguinati. Quindi non può, non deve. Per nessuna ragione al mondo.
Le vie, qui, sono grandi, asfaltate, macchine a motore le percorrono, la gente indossa cappelli e cappotti perché, nonostante il sole e l’estate, fa sempre freddo. Sarà che non ha niente della terra promessa che tutti gli raccontavano, sarà che tutti gli promettevano palazzi alti fino al cielo, persone sorridenti, gelati di mille gusti diversi, soldi piovere al posto della pioggia e amici ad ogni angolo, ma lui ci vede soltanto fredde mura di cemento, squadrate, una valigia di cartone, quella che regge in mano, con dentro un paio di calzoni e una camicia buona, confezionata apposta per l’occasione. E tanta, tanta angoscia e voglia di tornare a casa sua. La Browning la riceve il giorno stesso del suo arrivo, a recapitargliela è un ragazzino di appena dieci anni. Avvolta in un quotidiano che urla di una crisi di cui nessuno vorrebbe sentir parlare, di venerdì neri come il petrolio che va esaurendosi e di palazzi troppo bassi perché la gente buttandosi di sotto abbia il tempo di redimersi per tutti i suoi peccati.
E lui, che di veder di nuovo Concetta ne ha davvero voglia, raggiunge il luogo prestabilito nel primo pomeriggio, così potrà imbarcarsi la sera stessa e far ritorno al suo pezzo di terra e ai suoi frutti.
Ironia della sorte, deve fare la barba proprio ad un barbiere, che a lui non ha fatto niente di male, ma che gli han detto è troppo amico di altri amici, con cui nessuno vuole avere niente a che fare. Così entra, estrae la Browning e, senza nemmeno parlargli, spara.
Spara tante di quelle volte che la mano si consuma, la testa scompare e il sangue diventa intonaco. Poi, poco prima d’uscire la vede, una ragazza. Avrà all’incirca tre lustri alle spalle e a malapena si regge sulle gambe. Piange, lui non sa che è per la felicità. Piange e lui non trova altro modo per tranquilizzarla che baciarla.
«Un bacio breve» ripete tra sé e sé per tranquilizzarsi «Concetta non lo saprà mai».
Infine si allontana, con in mano la sua valigia di cartone e i suoi sogni. Troppo presto per accorgersi che lei è ancora ferma a guardarlo, troppo tardi perché la sua vita non risulti indelebilmente intaccata.

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