3.2.10

Il Reverendo, il Sogno Americano e il Cane



PREMESSA: Loro tre ci sono da sempre. Ognuno ha le proprie caratteristiche e i propri tratti somatici, difettavano di un nome e avendo trovato anche quello ho pensato bene di dare al Reverendo, al Sogno Americano e al Cane una "vita propria". Il resto strada facendo.
San Julian St.
PREMESSA: Siamo tutti predestinati, è un dato di fatto. Così come il parlare mal volentieri, e in maniera errata, del reverendo.
Uscito oggi per la prima volta dopo dieci giorni. Faceva caldo in casa, avevo finito i fagioli e i preservativi, meglio rimediare subito. Avevo lasciato la porta quasi aperta, così quando tornavo non avrei avuto problemi a entrare di nuovo. Sono andato prima al supermercato e lì ho acquistato una confezione di fagioli da 200gr, poi sono andato sulla Settima e lì sono entrato in una farmacia per acquistare i preservativi. Ho incontrato un ammasso di pulci, era piccolo e puzzava da morire. Ho provato a starne alla larga, ma quello si è attaccato alla mia gamba. Ho dovuto colpirlo, credo sia morto. Io sono scappato per non vederlo più. Dopo il cane sono tornato a casa, di nuovo in San Julian. Ci abito da tre mesi, pago poco di affitto e posso ricevere tutte le visite che voglio. Appartamento piccolo, ingresso, cucina, stanza e bagno. E tre porte e quattro finestre. A me non piacciono molto le finestre. Sono tornato all’appartamento ed era ancora lì, l’ho guardato un po’. Lui diceva che non voleva rifarlo, ma a me andava. I capelli a caschetto mi sono sempre piaciuti, non ci posso fare niente. E poi è più eccitante quando sto per venire, se posso tirargli i capelli.
La gente non sa cosa significa, la gente pensa sempre che io sia malato. Ma in questi tre mesi ho reso felici tante persone e nessuno mi ha però ringraziato. Io l’ho sempre detto, noi uomini non possiamo redimerci. C’è scritto anche sulla Bibbia. E se c’è scritto lì dev’essere sicuramente vero. Quindi meglio divertirsi ora, siamo destinati a soffrire dopo la morte. Questo me lo ha detto anche un prete una volta. Poi ho chiuso le tende, controllato che la porta fosse chiusa a chiave e sono tornato in stanza. Lui ancora lì.
Maple Ave
PREMESSA: Il sogno americano esiste realmente. Ci guida sin da piccoli e ci abbandona quando è ormai troppo tardi per rendersi conto che non valeva la pena stargli dietro.
Quella mattina mi ero alzato tardi, come ogni mattina del resto. Qualche esercizio e poi la prima Marlboro rossa della giornata. Un caffè, qualche ciambella con sopra il cioccolato -io amo la glassa al cioccolato sulle ciambelle- e un po’ di sana tv. Che in prima mattina fa sempre bene. Avrei dovuto iniziare a lavorare per le 9, ma davano la replica del Jay Leno Show e quindi mi sono trattenuto un po’ di più davanti allo schermo. Fissavo la mascella di quel presunto showman, no, a me non fa ridere per niente, fanno bene i Griffin a prenderlo in giro. Ma questa è l’America amico, qui chiunque può fare quello che gli pare ed essere tutto ciò che riesce ad immaginare. Questa è l’America, non abbiamo bisogno di chiedere, ce lo prendiamo direttamente. Tranne per la spesa, quella devo andare a farla da solo, quell’ispanico da quattro soldi si rifiuta di mandarmela a casa. Ma non è colpa mia se non avevo un centesimo da lasciargli come mancia, gliel’ho detto che la prossima volta gli avrei lasciato il doppio, ma non c’è stato verso. Ecco, gente come lui non dovrebbe stare in America. Dovrebbero tornarsene nel loro paese. Inquinassero la loro di terra, non il glorioso suolo americano. Fatto sta che sono uscito, ho messo i miei bermuda e un cappello per coprirmi dal sole e mi sono avventurato sulla Settima. Ho raggiunto il supermercato in dieci minuti di cammino, ho preso un po’ di tutto per non dover uscire l’indomani e, visto che dovevo festeggiare l’uscita, sono andato a comprare anche delle pastiglie per la gola. E in farmacia c’era un tizio strano, tutto magro e vestito di nero. Non penso fosse americano come me. Doveva acquistare dei preservativi e non riusciva a decidersi. Ha messo in imbarazzo un po’ tutti i clienti. Più di quanto riesco a fare io di solito, ma non è colpa mia se ho qualche chilo di troppo. Sono poi ritornato a casa, che non avevo voglia di stare a prendere tutto quel sole, e strada facendo ho anche mangiato un pacchetto di patatine, dannazione ne avevo comprato uno soltanto e tornare al supermercato non mi sembrava il caso. A casa mi sono seduto sulla mia solita poltrona, comodissima a dire il vero anche perché è costata veramente tanto, e mi sono connesso ad internet. Rapido giro dei vari social network, un paio di post sui forum a cui sono iscritto e poi ho iniziato a lavorare. Faccio il webmaster per un sito di incontri online, niente di più figo del poter vedere i profili di tutte le donne che si iscrivono, contattarle senza dover sborsare un centesimo. Mai una che accettase di incontrarmi però. La sera “lavoro” come Game Master in World of Warcraft, ho anche un elfo della notte druido. Ok, è di trentesimo livello, ma non lo uso molto, mi diverto più a far giocare gli altri.  Ogni tanto guardo un film o leggo qualche fumetto, ma la maggior parte del tempo la passo davanti al mio computer o alla tv. Vita agiata la mia, non mi manca davvero niente. Sono americano e sono l’uomo più felice del mondo.
7th Street
PREMESSA: Il cane ci guida. E’ realmente un cane, anche se probabilmente non lo si direbbe. E forse non lo è del tutto.
Era in piedi dalle cinque e trenta, più o meno da quando era passato il camion a raccogliere i rifiuti. E lo aveva sfrattato. La sera prima aveva trovato un cartone umidiccio e aveva deciso di usarlo come giaciglio. Era stato un grosso colpo di fortuna, di solito doveva accontentarsi del nudo asfalto. Poi il solito giro alla ricerca di qualcosa con cui fare colazione, un rapido scambio di opinioni con il suo vicino di letto, che aveva ben pensato di seguirlo anche nel corso della giornata, e infine una bella passeggiata lungo tutta la settima. Erano mesi che non mordeva nessuno, di umano, quando era più giovane non avrebbe esitato due volte ad azzannare qualche ragazzino troppo stolto dall’avvicinarsi lui, del resto era un maschio dominante una volta, ma ora era soltanto l’ennesimo ammasso di carne invecchiata e sgradevole. Magra consolazione il rispetto di un branco di cani randagi, per giunta bastardi. Il massimo di cui riuscivano a conversare era il sapore dei rifiuti, se fosse migliore quello di prima mattina o quello dei rifiuti della sera. Gli mancava la sua vecchia vita. Quella mattina c’era però qualcosa di diverso, fiutava un odore strano, si guardò intorno per assincerarsi non fosse il suo compagno e poi proseguì seguendo la scia dell’odore, arrivò proprio di fronte ad una farmacia e lì vide la fonte del cattivo odore, un uomo completamente vestito di nero, magro, un palo di scopa sarebbe parso obeso al confronto. D’un tratto sentì l’impulso di azzannarlo, ma decise di aspettare, anche perché l’uomo era entrato all’interno e a lui non era proprio consentito l’ingresso. Pazientò una decina di minuti e come uscì iniziò a ringhiargli contro. Certo se non avesse avuto un trascorso da fumatore passivo probabilmente avrebbe fatto più bella figura, ma lì per lì non diede molto peso alla cosa. L’uomo, di contro, per niente intimorito lo colpì fortissimo alle costole. Il Cane chiuse gli occhi. Li riaprì un’ora più tardi, sentiva il sangue in gola, il fianco dolorante e la testa girargli, ma ancor di più sentiva l’odore di quel tizio penetrargli le narici. Decise di seguirlo, consapevole che probabilmente avrebbe fatto una brutta fine da lì a poche ore. Arrivò davanti ad un casolare a tre piani e si mise ad attendere

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