Eva è morta. La donna che in questo momento stona sul palco è ormai la brutta copia di sé stessa. Magra, smunta e con la voce roca, non le è rimasto più niente del fascino e della trasgressione di quella ragazzina ventunenne dai capelli neri e mossi. Una rancida copia della mome che canzona ogni suo aspetto e prova a guadagnarsi il pane quotidiano, riuscendoci a stento. E io, noi, poveri illusi, la accompagniamo. Perché a conti fatti non sapremmo dove andare, cosa fare, e ci sta bene passare agli occhi di tutti per la sua “band” piuttosto che per dei vecchi buoni a nulla, per giunta di colore. Questa non è Parigi, lì eravamo perfettamente integrati, se sei negro nessuno viene a dirti niente, lì è di colore una persona su tre, sarebbe come offendere il proprio vicino di casa o sputare in faccia alla propria madre e pensare di farla franca. Ma qui è diverso, in questo posto, che chiamano la Città degli Angeli, per gente come noi è impensabile, impossibile, andare in giro da soli dopo una certa ora e in certi luoghi. Ci sono quartieri dove ci mangerebbero vivi e, se sapessero di Eva, penserebbero anche alle nostre ossa. E lei, stupida cinquantacinquenne, si ostina a vestirsi come una puttana d’alto bordo, a provocare gli spettatori, senza rendersi conto che un pezzo di legno non se lo farebbe proprio nessuno. Non oggi, che lo stupro è quasi legalizzato. Non oggi, che la pedofilia è a un passo dall’entrare nei dizionari come pratica sessuale convenzionale. Non oggi, che pagare una escort costa quasi quanto un Big Mac. Ogni sera un night diverso, ogni sera cento dollari che ci tocca dividere in cinque. Ogni sera quel letto diventa sempre più scomodo e lo stomaco sempre più piccolo. E i miei capelli sempre più bianchi. Vaffanculo Eva, avevi tutto, bellezza, successo, ma vi hai rinunciato per seguire lui, quel Jacques Brel d’altri tempi. Era bello certo, ma altrettanto bastardo. Ci ha venduti al miglior offerente, ti ha lasciato in suo ricordo due feti che mai hanno visto la luce e svuotato il tuo conto in banca. Vaffanculo Eva, avresti dovuto darmi ascolto quando ti mettevo in guardia. Abbiamo iniziato noi due insieme, non avresti dovuto allontanarmi nel momento del bisogno. Vaffanculo Eva, io ti amo.
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Eva è morta. La donna che in questo momento stona sul palco è ormai la brutta copia di sé stessa. Magra, smunta e con la voce roca, non le è rimasto più niente del fascino e della trasgressione di quella ragazzina ventunenne dai capelli neri e mossi. Una rancida copia della mome che canzona ogni suo aspetto e prova a guadagnarsi il pane quotidiano, riuscendoci a stento. E io, noi, poveri illusi, la accompagniamo. Perché a conti fatti non sapremmo dove andare, cosa fare, e ci sta bene passare agli occhi di tutti per la sua “band” piuttosto che per dei vecchi buoni a nulla, per giunta di colore. Questa non è Parigi, lì eravamo perfettamente integrati, se sei negro nessuno viene a dirti niente, lì è di colore una persona su tre, sarebbe come offendere il proprio vicino di casa o sputare in faccia alla propria madre e pensare di farla franca. Ma qui è diverso, in questo posto, che chiamano la Città degli Angeli, per gente come noi è impensabile, impossibile, andare in giro da soli dopo una certa ora e in certi luoghi. Ci sono quartieri dove ci mangerebbero vivi e, se sapessero di Eva, penserebbero anche alle nostre ossa. E lei, stupida cinquantacinquenne, si ostina a vestirsi come una puttana d’alto bordo, a provocare gli spettatori, senza rendersi conto che un pezzo di legno non se lo farebbe proprio nessuno. Non oggi, che lo stupro è quasi legalizzato. Non oggi, che la pedofilia è a un passo dall’entrare nei dizionari come pratica sessuale convenzionale. Non oggi, che pagare una escort costa quasi quanto un Big Mac. Ogni sera un night diverso, ogni sera cento dollari che ci tocca dividere in cinque. Ogni sera quel letto diventa sempre più scomodo e lo stomaco sempre più piccolo. E i miei capelli sempre più bianchi. Vaffanculo Eva, avevi tutto, bellezza, successo, ma vi hai rinunciato per seguire lui, quel Jacques Brel d’altri tempi. Era bello certo, ma altrettanto bastardo. Ci ha venduti al miglior offerente, ti ha lasciato in suo ricordo due feti che mai hanno visto la luce e svuotato il tuo conto in banca. Vaffanculo Eva, avresti dovuto darmi ascolto quando ti mettevo in guardia. Abbiamo iniziato noi due insieme, non avresti dovuto allontanarmi nel momento del bisogno. Vaffanculo Eva, io ti amo.
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