12.12.09

Attimi





Ancora un taglio. 
Poche gocce si disperdono nel lavandino. 
Rivivo la notte appena trascorsa attraverso confusionari rimandi lisergici. 

E’ un attimo. 

Facce vuote. Non parlano, non ridono. 

Un rivolo scorre lungo il polso, arriva al gomito e riprende a cadere nel lavandino.
Vedo la mia immagine riflessa nello specchio, ravvivo i capelli con la mano sinistra. 

E’ un attimo. 

Forse qualcosa sta tornando in superficie.
Volti inespressivi. Alcuni mi parlano, io rispondo, non ricordo cosa. 
Beviamo. Una sigaretta, poi un’altra. E un’altra ancora. 

Prendo il pettine, continuo a guardare il mio riflesso nello specchio, non mi sono mai piaciuto. Mi assicuro i capelli cadano perfettamente davanti agli occhi. 

Un altro taglio, sono tre, perpendicolari, non paralleli. 

E’ un attimo. 

Qualcos’altro torna in mente.
Lineamenti indefiniti. Ridiamo, beviamo birra, poi una RedBull.
Una corsa in bagno, una su per il naso. L’Alka Seltzer mi brucia il setto nasale, l’aspirina ingerita con la coca tampona il dolore.

Mi guardo allo specchio. Più bianco del solito. 
Sono le tre e mezza, il cellulare vibra, non rispondo. E’ mia madre, già lo so. Sono le quattro, ancora su, fino al cervello, e poi in macchina. 

Sono le cinque, entro in casa, provo a non fare rumore. Le cinque e trenta e poggio la testa sul cuscino, inizio a dormire. 

Non sogno nulla. 

Rosso, l’intero lavandino. 

Accarezzo il volto. Irregolare. 

Mi guardo un’ultima volta. Prendo il cellulare con la mano destra, alzo il braccio e il sangue incomincia a scendere copioso. 

Aspetto l’attimo.

Poi guardo verso l’obiettivo. 
Scatto. 

Esco di casa. 
Pronto a ricominciare.

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